IL DIAVOLO


Opera dal titolo: E L'INNOMINABILE APPARVE.
Dipinsi gli anni: incubi molli e silenziosi che nuotano nel tempo, scendono dentro la mia coscienza e si sommano tutti uguali, con lo stesso volto: la morte. I folli: quanti ne avevo disegnati! Conturbanti, ispidi, incerti, chiusi nelle camice di forza, dopo lunghissime analisi sputare finalmente i rospi che avevano dentro. Dipingendoli, ho capito cosa sono quei rospi, e allora... buonanotte dottor Freud. Gli ammalati, gli infelici, gli sfortunati, i deformi. Non ci sono limiti alla sofferenza, decadenza, degradazione; ma talvolta esse generano colori bellissimi e addirittura una farfalla. Una farfalla. Io stesso ho incontrato più volte il demonio... da questa parte. Forte, invulnerabile nella corazza, maestoso, indescrivibile, ricco, inimitabile nella veste d’oro. Potente con l’invincibile spada di fuoco. Bello, incomparabilmente bello, nell’austera e raffinata eleganza. Ma lo dipingevo goffo e molle, ingombrante, grottesco, ridicolo e nudo, con gli ormoni in disordine: mezzo uomo e mezza donna. Un diavolo povero: si sa che il denaro del demonio va tutto in merda. Un diavolo ammalato, scornato, con lo scopino del cesso a portata di mano e le vene varicose. Gli mancai di rispetto e lui si vendicò. Ma il più delle volte il diavolo è dentro di noi con tutti i suoi orrori e non basta farci monaci e scappare in Tibet sperando di sputar fuori il cobra che abbiamo dentro. Le confessioni sono sempre dolorose e, talvolta, impossibili. Lasciai stare i demoni e mi rivolsi con fiducia a qualcuno più autorevole di loro e di me: psicoanalista, professoressa, console, usciere di tribunale, levatrice, impiegata dell’anagrafe, critico d’arte, massaggiatrice, teologo, portiere di notte, deputato, infermiera, notaio, prostituta, bidello. Ma rimasi deluso perché appena voltavo le spalle, le mie richieste erano già finite nel cestino della carta straccia.
(di Lorenzo Alessandri. Tratto da MUTAMENTI 1981).

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