INDECENT SELF-PORTRAIT / SALTACCHIA


Che un giovane pittore italiano percorra la duplice via, spirituale e tecnica, da una mansarda torinese alla terra dei maestri fiamminghi - e non per un casuale atteggiarsi di cultura o di simpatie estetiche - è, per esempio, fatto assai più significativo e inquietante della manifestazione formale di questo processo della sua indiscutibile vocazione creativa.

Dalle "bambole"della produzione pittorica di Alessandri immediatamente successiva alla sua cruda stagione di materialismo realistico (esemplata tuttavia in alcuni vibranti,non inutili nudi) ai "saltacchia" ed ai "sclassaberocchia", ancora filamentosamente articolati, uncinati a una luce naturalistica, ai più puri "fantasberocchia", la cui drammatica felicità esistenziale, la cui necessitante presenza appaiono già stumentalmente enucleate in una luministica tutt' affatto mentale (ed è qui, a nostro avviso, una delle più sottili conquiste non soltanto estetiche dell'artista), ai "fancorpi" con quelli ambiguamente dialoganti, agli eroici "sclassaronti", ai patetici "rimediatili" e alla loro progenie, passo passo, giorno dopo giorno, quadro dopo quadro - proprio per quella necessità che ha in sorte l'attuazione della propria libertà nell'itinerario verso una non pavida, non tremula, non angosciata giustificazione, se non ancora alla propria necessariamente nobile verità - si è ora al punto di un recupero delle umane immagini già presagibile, del resto, nelle avvisaglie di un'acutissima attenzione anatomica parziale ("un occhio, un'unghia, un lobo auricolare sono monumenti, sono l'universo" afferma lucidamente Alessandri).
(di Luciano Budigna dalla presentazione alla mostra di Amsterdam 1964).
Lorenzo Alessandri - Torino-1964.

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