MANGIAR MAGIA: PARTE SECONDA

SECONDA PARTE DELLO SCRITTO DI EMILIO GARGIONI, SEGUE ANCHE UNA SINGOLARE E CURIOSA INTERVISTA AL MAESTRO ALESSANDRI, CON ANEDDOTI E CURIOSITA'.

Opera dal titolo: NOVE LUMACHE E UNA FARFALLA.
Ha appena terminato di dipingere un ritratto molto impegnativo, di una persona alla quale ha fatto la corte per lungo tempo, perchè lo intrigavano il tipo fisico e le caratteristiche del volto.

Si sta rilassando, l'impegno grosso per il momento è finito, seduto su una vecchia seggiolaccia sgangherata che però non cambierebbe con nessun'altra, perchè rappresenta il suo trono da pittore fantasmagico.
Lorenzo, pizzetto pepe e sale, ha adesso voglia di parlare del suo periodo "liberatorio", passato per lunghi periodi in Tibet.
"Ho cominciato ad abbandonarmi ai sogni e mi sono messo a girare l'Europa per cercare qualcuno che riuscisse a dare una giustificazione a quello che dipingevo...". Riprende il filo di un discorso che, con tutta probabilità, ha fatto solo con se stesso....
E perchè dovevi giustificare? "Perchè mi sembrava di voler pretendere di vivere a sbafo nei confronti della nostra Società volevo trovare un critico, almeno in Europa che confermasse che quanto dipingevo era corretto rispetto alle mie idee...".
Insomma volevi trovare qualcuno che trovasse un senso in ciò che tu dipingevi e.... l'hai trovato?
"Non ho trovato nessuno" gli occhi di Alessandri cominciano a roteare con un brillio tra l'arguto e l'attonito "abbiamo girovagato tre anni, io ed i miei amici pittori, e come sempre ho avuto una sfortuna nera...".
"Ti voglio raccontare due episodi in particolare, che testimoniano la cornucopia di sfortuna che mi ha seguito in quel periodo. Il primo è questo: nel 1964 riesco ad avere un appuntamento con uno dei più grandi galleristi di Parigi, Monsieur Carrè, perchè un amico del figlio, proprietario di una galleria di surrealisti "minori" aveva visto ed apprezzato le mie "bambole". Un consulente di entrambi le aveva viste e proposto l'appuntamento da Carrè. Puntuale arrivo alle 17,30 per incontrarmi col grande vecchio. Galleria incantevole; tutta tappezzata di moquette bianca. Grande emozione sia per l'ambiente che per l'attesa Carrè senior arriva dopo ben quattro ore, infuriato come un bufalo ferito; non si presenta in galleria e si dirige subito nei suoi uffici. Aveva appena perso una causa per un quadro di Bonnard: il tribunale gli aveva dato torto, condannandolo al pagamento di 200 milioni.
Non ho mai visto la faccia di Monsieur Carrè!...
Secondo episodio: finito il periodo delle "bambole", faccio i ritratti "doppi" delle modelle indonesiane (65/66). Peter Colosimo scrive un articolo dove si sorprende del fatto che "Alessandri non dipinge i peli...". Mi telefona il fratello di Cardazzo per farmi una proposta. Lo raggiungo a Milano. Trova l'idea dei ritratti "doppi" favolosa; elogi sperticati. Io gli faccio presente che il taglio della galleria di Cardazzo era un tantino lontano dal mio tipo di pittura (Capogrossi, Hartung...). Niente da fare. Cardazzo mi chiede di dipingere altri 6 quadri doppi per esporli negli USA.
Torno a casa tutto infervorato e... non ne dipingo nemmeno uno! Anzi, da quel momento non ho più avuto voglia di fare ritratti "doppi"!... Grandissima occasione persa, ma sono fatto così!
Torniamo un attimo indietro; hai poi rinvenuto chi ti desse fiducia? "Si, è successo nel 1964 con la galleria d'Eend (dell'anitra) in Olanda, nella parte vecchia di Amsterdam, chiamata così perchè sotto la casa c'era un comando della resistenza, che era il fulcro di molte manifestazioni. L'anitra era il nome del gruppo della resistenza.
Comunque questa vecchia galleria mi fa credito e prepariamo insieme una mostra che ebbe grande successo. Da qui una serie di mostre, sempre attraverso l'"anitra", in combinazione con gallerie francesi e americane. Da quel momento ho cominciato a vendere.
Ma tu, Lorenzo, hai mai conosciuto la "fame"?
"Anche nei momenti più difficili, mai fatta la fame. Ho sofferto invece la mancanza di dolci durante la guerra".
Ma quali dolci ti mancavano?
"Il dolce per eccellenza, il trancio pasquale, quello col cioccolato ed i canditi; quello è il "delirio". Potrei suicidarmi, mangiandone finchè muoio".
Raccontami un episodio sull'argomento "fame" durante la guerra.
"In quel periodo ero volontario nell'Ordine di Malta. Era un servizio per civili colpiti da causa di guerra. Vitto uguale a quello dei tedeschi. Ho mangiato per quasi un anno riso bollito, birra eccezionale e pane schifoso (apparentemente bianchissimo senza sale che, se non mangiato subito diventava gesso) e pastasciutta sempre scotta. Oltre a patate e cavoli più pasta d'acciughe tedesca che sembrava una pomata di pesce marcio.
Quando ero in libera uscita, andavo a comprare del cioccolato in carta bleu, che era tutto finto, persino l'involucro. La stagnola era stampata con colore alluminato e nel cioccolato c'era di tutto fuorchè cacao e zucchero. Mi ricordo ancora gli ingredienti: fecola di pesce, mandorle, niente zucchero. Una porcata del genere allora costava molto cara; circa mezza lira. Ed io, tutte le mattine, mangiando quella "roba", immaginavo di mangiare del cioccolato vero.
Finita la guerra e tornato in corso Vittorio, mi portavo dietro quella voglia di cioccolato: un mattino passo davanti alle vetrine di Pfatish e vi scorgo una spianata di "ghiaia", come noi chiamiamo le scheggie di cioccolato fondente autentico. Ebbene sono entrato nel negozio e l'ho comprato tutto; tutta la vetrina!.... Alla domanda del negoziante se la mia richiesta fosse per un regalo, risposi seccamente: "No, è per me".
Ovviamente la sera avevo una tremenda colica che mi ha fatto "svuotare" tutto, ma mi ero tolto la voglia.
E proprio vero che tutte le cose buone, belle o affascinanti o sono peccato o fanno male o sono reato o sono degli altri...".
Ma a te come piace il cioccolato?
"Quello fondente, che io adoro, va bene con tutto; con la marmellata di ciliege; con quella di aranci amara; persino con il gorgonzola bianco. Lo consiglio a tutti. A me questa passione è nata durante una zingarata con due "morose" a Limone Piemonte. Avevamo tutti e tre molta fame ed abbiamo provato lì le meraviglie del connubio fra cioccolata e gorgonzola".
C'è qualcos'altro che ti fa impazzire come il cioccolato?
"Si, addirittura di più ed è la maionese. La mia ultima morosa la sapeva fare benissimo...".
Perchè questo amore per la maionese?
"Perchè nessuno, o meglio pochissimi sanno farla, come sapevano fare le nostre nonne. E la regina del sapore, del colore, della consistenza. Va bene con tutto, ma in special modo con: gamberetti, aragosta, risotto alla milanese (provare per credere), patate fritte come usa in Olanda salsa di pomodoro concentrata.
La "capricciosa" invece, non mi piace. La maionese è ideale sul pane toscano, quello che non fa briciole. E un 'paradiso' col pollo bollito, ma attenzione: il pollo deve bollire con molti gusti.... maggiorana, timo, lauro e, naturalmente maionese".
La maionese dev'essere soda di colore arancione: il cucchiaio deve poter restare dritto dentro la maionese. E poi compatta ed uniforme tanto da conservarsi anche per il giorno dopo.
Mettete uno strato sottile su un piatto: farà una leggera crostina giallo scura che è buona come la pastasciutta saltata.
La "maio" e qui la magia del fantastico si sprigiona, è un cibo esoterico che può essere fatto da donne buone, erotiche e di cuore espansivo. Quelle troppo intellettuali (quelle che dicono "cioè"...) non riusciranno mai a farla bene.
La "maio" è un mangiare magico. La riprova la si ha nel fatto che le donne, in periodo mestruale, non riescono a farla. Perchè la "combinazione" non può riuscire....
Il mio amico Camerini (pittore Surfanta n.d.r.) è un "maionesista" straordinario". Magari avrà una formula speciale...
Io non guardo mai quando la fa. Mai andare dietro le quinte. La mia fantesca che ha 57 anni dice di non riuscire a farla. Probabilmente perchè non ha nulla di "magico". Io l'ho ribattezzata "overdose" perchè sbaglia sempre le dosi di maionese".
Lorenzo, qual'è secondo te il pasto prima di morire?
"Riso cinese con curry 4-5 sughetti e maionese (possibilmente del giorno precedente); risotto alla milanese con fegatini di pollo ben lavati e maionese; petto di pollo bollito con tutti i gusti, con maionese; faraona in gelatina con maionese.
Poi riposo per una buona mezz'ora... quindi si riprende la danza con: spremuta di frutti tropicali misti; tronco quaresimale grosso come un salame, con a fianco un bacile di panna montata fresca, spruzzata di polvere di cacao e dragèes di cioccolato; birra chiara, possibilmente Hamstel o Heineken gold".
Ma, Lorenzo, avevamo avviato il discorso sul Tibet!?
"Ed abbiamo concluso con la maionese: in piena magia!?..."
UN RINGRAZIAMENTO AL SIG. GARGIONI PER AVERMI FORNITO DI QUESTO PREZIOSO E SINGOLARE TESTO.

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