ABACUC VISTO DA ALESSANDRI

Pasticcione, arruffone e confusionario, riesce a complicare i problemi più semplici per poi risolverli con dovizioso dispendio di geniali accorgimenti che non saprebbe come utilizzare in altro modo. Affronta quindi le difficoltà con incosciente coraggio e aggredisce qualsiasi lavoro con furia selvaggia fino al punto da esaurire perfino chi lo sta a guardare. Eccitabile e impaziente, guida l'automobile come se dovesse domare una tigre e, vergognosamente puntuale, arriva sempre in anticipo su tutti noi, umiliandoci. Parsimonioso e a modo suo diligente, è un mostro di sincerità; sfiora il limite della decenza, ignora le piccole pietose bugie, i mezzi termini e le convenienze. Non è calcolatore nè uomo di mondo. Talvolta crede di essere un "volatario" come vorrebbe, ma dato il peso specifico del suo corpo simile a quello della pirite, non lo sarà mai. Però quando dipinge la sua anima di poeta spazza via tutto: le briciole diventano montagne e la polvere si trasforma in nubi bellissime che salgono in cieli sempre più alti.

(Testo critico di Alessandri).

Opera dal titolo: STUDIO DI PROFILO DI S. GILARDI CON SFONDO EGIZIO 56.2

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