IL NEGUS


Particolare dell'opera: Atterraggio a Banchette.

"Lo amavo perchè era piccolo. Indossava delle entusiasmanti divise e regnava su un antico paese, dove le donne sorridevano sempre con gli occhi di fuoco e denti bellissimi; erano tutte molto giovani e belle; andavano in giro mostrando seni piccoli e alti. Erano gli unici che io potevo vedere sui giornali e sulle figurine.
In Italia, il nostro re era più piccolo di lui, ma poveretto, era rachitico. Regnava su un paese governato da un altro. Un paese pieno di donne dalle grosse poppe ingombranti, sempre indaffarate a fare bambini per la patria e tenere in ordine la casa e cascine. Si chiamavano "massaie rurali". Tutto ciò non mi piaceva. Avevo nove anni quando gli italiani vinsero la guerra e, invadendo l' Etiopia, costrinsero il Negus alla fuga.
Io ci rimasi male.
Non lo dimenticai mai.
Molti anni dopo, nel '70 riuscii ad andare ad Addis Abeba per vederlo e per disegnare le ragazzine coi seni piccoli.
Dopo molti infruttuosi appostamenti, finalmente lo vidi; usciva dal palazzo imperiale su una grande auto scoperta nera. Due povere sentinelle malamente vestite presentarono le armi in un saluto senza convinzione.
Per un attimo i nostri sguardi si incrociarono. Provai una grande emozione. Spari in una nuvola di polvere dorata.
Qualche anno dopo fu deposto da una congiura e imprigionato da Menghistù. Morì prigioniero e non si seppe più niente di lui. Tengo il suo ricordo nel mio cuore e ogni tanto lo dipingo in qualche quadro.
(Questo scritto è del Maestro Lorenzo Alessandri).

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