CARATTERI MORFOLOGICI DELLE "BESTIE" DI ALESSANDRI

Formatosi nell'amore per la bellezza del corpo umano, in un severo studio del nudo, che coltivò per lunghi anni, Lorenzo Alessandri per un intimo bisogno di espressione, si allontanò dalla rappresentazione reale della natura e riallaciatosi a quello che era sempre stato il suo vero mondo favoloso dell'infanzia con i suoi sogni stupendi e i suoi inspiegabili terrori, già rivelati nelle sue innumerevoli incisioni, incominciò a dipingere nuove creature. Si ebbe così il periodo espressionista delle "bambole" essenze sostituitive della figura umana, che dal '59 al '60 saturarono di ironia e di angoscia le sue opere.
[...] le "bestie" di Alessandri sono la logica continuazione delle "bambole".

Trattasi di preziose tavolette che compendiando l'attività dal '62 ad oggi, offrono al visitatore l'intero panorama di una sua personale fantazoologia dalle elementari strutture di curiosi "Fantasberocchia" ai più complessi "rimediatili". Vivono infatti in una atmosfera di reminiscenze Kafkiane delle creature fantastiche dagli aspetti molteplici isolate su una scena di colore dove la luce non crea ombre, ma vivifica il soggetto in una definizione cristallina immutabile nel suo concluso nitore.
Sostenute da rigorose suddivisioni e distinzioni che hanno come matrice essenziale l'uovo primigenio, questi fenomeni trovano una loro giustificazione esistenziale nonostante la molteplicità degli elementi naturali fra di loro contrastanti che li compongono: fibre, pietre, muscoli, germogli, filamenti, denti, cortecce, occhi, arbusti o nervi, quasi ad evocare teratologiche immagini fissate da un rivelatore crudele.
I "fantasberocchia", pianeti vegetanti con i loro satelliti in universi impossibili, i "monoronti" fossili erosi e scavati da avvenimenti immemorabili che deambulano di profilo sotto il crudo peso di enormi escrescenze cornee, conincono e dimostrano, che solo attraverso la libertà creativa dell'artista il possibile diventa reale perchè necessario.
Libero quindi da ogni inibizione formale e di moda, l'estro creativo di Alessandri si materializza nel dipinto grazie alle possibilità offerte dal superamento di una tecnica antichissima per il nesso di amorevole studio che lo lega ai maestri fiamminghi del XIV secolo. La policromia a volte assurda ma mai disarmonica, l'esattezza della grafica, la nitidezza della stesura del colore fanno sì che il dipinto abbia sempre una sua coerenza formale e conclusa.
(testo tratto da un articolo di Geo Kucs pubblicato sulla rivista AUDITORIUM di Roma).

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