DELIRIO A BHADGAON


Opera dal titolo: DELIRIO A BHADGAON (1980).
Forse ero finalmente dall'altra parte. Il ventidue aprile del settantanove a Bhadgaon in Nepal, appena tramontato il sole, organizzarono il funerale delle mie spoglie. Usarono l'antichissimo carro processionale (per la verità in pessime condizioni) spoglio di arredi, come si addice alla loro modestia (o tirchieria). La pagoda a ruote procedeva traballando paurosamente, cigolando, scoppiettando e gemendo sul duro selciato, e pareva sfasciarsi ad ogni scossone. Una nebbia violetta copriva pietosa la scena agli occhi degli estranei e, nell'intimità che ne derivava, gli uccelli davano sfogo alla loro esuberante fantasia con irriverenti piacevolezze. Deliravano sopra e intorno al carro, precedendolo, seguendolo e frenandone la marcia. Ormai li avevo individuati tutti. Dal tetto dorato Geo Chavez decollava per trasvolare l'Himalaya, Zapotek tagliava traguardi, e Roberto Vitali si godeva i relax d'Oriente. Da metà altezza un famoso banchiere mafioso siciliano stava sempre per saltare ma non saltava mai, e davanti alle mastodontiche ruote Emilio Salgari tentava un suicidio rituale. L'unico uccello serio teneva le briglie di tutto il carrozzone. Era Wulvur. Per pura educazione evito di nominare gli altri. Qualche tempo dopo seppi dal mio amico Roby Rubiolo (che trascorre praticamente le sue vite in Nepal) che il carro plurisecolare così maldestramente usato, non era più durato a lungo, ma era crollato sfasciandosi in mille pezzi. Ne era stata fatta legna da ardere... le salme.
(Questo scritto è del Maestro Lorenzo Alessandri).

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