LE BAMBOLE DI ALESSANDRI


Opera dal titolo: BAMBOLA UCCELLINATA (1961).
In momenti importanti della nostra vita, quando tutta la carica fisica, psicologica e morale degli avvenimenti ci assale, con una forza inusitata, la nostra memoria come pellicola di film si impregna di volti, espressioni movimenti incancellabili. A notte tarda, pieni di stanchezza, i nostri occhi febbricitanti si chiudono senza ordini, vogliosi solo di buio. Ma ecco che sulle "finestre" oscurate baluginano colorate, coscienti e nitide, le immagini che di ogni forma e grandezza ci investono numerose, assilanti e a volte, spietate. Vorremmo scacciarle, sazi come da un'orgia di musei rivisitati, ma ingovernabili esse si ridisegnano sulle nostre palpebre esauste. Il fondo più vivo della nostra anima, dopo averle stipate confusamente, le libera e, trasformate, premendo sulle emozioni e sentimenti, diventano il nostro modo di sentire il mondo. Così sotto questa forza d'urto, che in Alessandri dev'essere continua, probabilmente sono nate anche le bambole, quadri in cui l'espressione si incarna in feticci umani, creati con grande forza, emozione visiva, colore e movimento. Il fondale informale, quanto mai succoso e gustoso di varietà coloristiche, pare quasi il suggeritore della forma leggibile.
Opera dal titolo: BAMBOLA VISTA A BRUGES (1962).
Questo singolare momento della produzione di Alessandri, che và dal '59 al '61, è un duettare tra espressione e fantasia, periodo fecondo (testimoniato da 140 opere) che poi confermerà all'artista l'innata vocazione a seguire la strada visionaria, immaginativa. Disarticolate, penzolanti, essenza caratteriale degli uomini, le bambole esprimono compiutamente il miserevole, disperato variopinto comunicare umano. Un linguaggio grottesco ampliato da fantocci sgambettanti o immobili sulle soglie dello stupore della vita. In esse l'artista, come in gran parte della sua produzione, sente una condizione umana scoraggiante, l'uomo non è mai degno della sua grandezza di erede di Dio, ma burattino di pezza, sgangherato, infelice, sciocco, arrogante e ottuso, ciabatta senza onore nel teatro del mondo. Aleggia nei quadri un' inquietudine profonda e umana: il pittore cerca con affetto totale questo bamboccio di uomo e pur dipingendolo divertito, lo insegue, lo studia con fantasia, senza posa per descriverne il segreto comunque meraviglioso. I gioielli più intimi di questi quadri vanno ricercati nei fondi lavorati con innumerevoli varietà di chiazze e velature suggerenti il reale pur escludendolo del tutto. Una materia informale, incantevole, di grande sapienza che parla di foglie, tronchi, cielo, sabbia, fuoco, aria, terra, pittura nata direttamente dal cuore. Dalle stesse trame, stesse macchie, nasce la forza espressiva, della figura che è quasi sempre pari ai tesori di cromatismo. Il contorno deciso e forte si fa volume delle figure che, originali e irripetute si dispongono nella materia. Il colore vibra e si contorce di mille forme decorando e impreziosendo l'immagine costruita con grande senso dinamico che accenna al movimento. Ogni tavola dipinta è risolta tecnicamente in modo diverso, stabilendo una varietà decorativa che, coerentemente distribuita anche sul soggetto, assurge ad autonoma forma d'arte. Questi piani preziosi e variopinti ci introducono all'interno del respiro più segreto del pittore [...]
(di CONCETTA LETO per il catalogo "le Bambole di Alessandri").
Opera dal titolo: BAMBOLA CONSENTITA (1962).

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